Chi comanda? Stato o banchieri anarchici? Chi gestisce la Tesoreria dello Stato?

Chi comanda? Stato o banchieri privati? Chi gestisce la Tesoreria dello Stato?

Per argomentare che la campagna contro le spese governative in Italia indebolisce l’amministrazione e aumenti il potere dei banchieri privati, possiamo suddividere l’argomentazione in vari punti, esplorando i rischi di un governo economico centralizzato ai banchieri e il ruolo del denaro come strumento di controllo democratico.

Il ruolo dei banchieri privati nella creazione di moneta

La campagna contro le spese governative si basa sull’idea che una spesa pubblica limitata favorisca stabilità economica e fiscale, ma in realtà riduce la capacità del governo di agire come creatore primario di moneta. In Italia, la creazione monetaria è nelle mani di attori privati, ossia le banche commerciali che creano denaro nel momento in cui hanno bisogno di provvista per fare prestiti o pagare fornitori e dipendenti, o comprare titoli. Questo denaro, accettato fatalmente come “legale”, è ampiamente riconosciuto e utilizzato dal pubblico come valuta, pur non essendo emesso direttamente dallo Stato, anche perché imposto per il pagamento delle tasse, multe, imposte, etc.

Quando lo Stato ha bisogno di denaro, non lo crea direttamente ma emette titoli di debito che fa comprare alle banche inserite nella lista degli “Specialisti in titoli di Stato”.

Alcune sono italiane, almeno all’apparenza:

https://www.dt.mef.gov.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/debito_pubblico/elenco_specialisti/elenco/Elenco-degli-Specialisti-in-titoli-di-Stato-Dal-1-novembre-2024.pdf

Le banche comprano il debito pubblico creando denaro dal nulla. Questo spostamento del potere di creazione monetaria dai rappresentanti eletti a istituzioni private va a scapito di un controllo democratico e mina la sovranità economica, oltre ad impoverire la popolazione costretta a ripagare i debiti di Stato con la tassazione. Un vero e proprio racket.

La Banca d’Italia e le banche commerciali: assenza di controllo diretto del Parlamento

Sebbene la Banca d’Italia, in teoria, sia un’istituzione pubblica, la realtà è che il governo e il parlamento non hanno un controllo effettivo sulla la Banca d’Italia, la quale detiene un’influenza significativa sulle altre banche commerciali. Il risultato è una struttura di governance che opera al di fuori del controllo democratico, rendendo difficile per i rappresentanti eletti intervenire in modo decisivo nelle politiche monetarie. La Banca d’Italia, con i suoi legami e la sua interazione diretta con il sistema bancario privato, rappresenta il canale principale attraverso cui avvengono molte operazioni finanziarie cruciali, tra cui il quantitative easing e altre manovre di politica monetaria che incidono sull’economia reale. Questa autonomia operativa riduce il potere del governo centrale di influenzare le politiche economiche, lasciando in mani private decisioni cruciali per l’economia.

La Banca d’Italia gestisce la Tesoreria di Stato dal 1894

La Tesoreria di Stato e le tesorerie provinciali sono sotto la Banca d’Italia dal 1894. L’incarico, fuori gara d’appalto, è rinnovato automaticamente ogni vent’anni salvo disdetta da darsi 5 anni prima (quindi nel 2025, per evitare che si rinnovi fino al… 2050!).

https://www.bancaditalia.it/compiti/tesoreria/index.html

Questo vuol dire che tutti i milioni di dipendenti e pensionati della pubblica amministrazione, compresi i parlamentari, le polizie, la GdF e i magistrati, ricevono la busta paga direttamente tramite la banca centrale privata.

Il livello di assoggettamento dello Stato è incredibile ma vero!

Per avere ancora più presa, oltre a INPS e INAIL, tutte le casse previdenziali dei professionisti che potrebbero denunciare questa situazione sono state cooptate come soci (partecipanti) della banca centrale: ragionieri e commercialisti, avvocati e magistrati (cassa forense), ingegneri, architetti, medici, infermieri, odontoiatri, contadini….

https://www.bancaditalia.it/chi-siamo/funzioni-governance/partecipanti-capitale/elenco_partecipanti.pdf

Conseguenze democratiche della creazione monetaria in mano a enti privati

La capacità di emettere moneta è uno degli strumenti più potenti di controllo su una nazione, e una sua gestione nelle mani di entità private – che rispondono principalmente agli interessi dei propri azionisti – porta a decisioni che non sempre riflettono il bene comune. Quando il governo si limita nel suo ruolo di spesa e controllo monetario, questo spostamento di potere verso attori privati causa disuguaglianze economiche e cicli di instabilità finanziaria. Inoltre, senza una supervisione democratica diretta, si crea un divario tra le esigenze del popolo e le politiche economiche, con il rischio concreto che le decisioni finanziarie possano avvantaggiare un’élite finanziaria a discapito della stabilità sociale ed economica del Paese, e quindi dell’ordine pubblico.

La Costituzione e il potere di emissione monetaria: i principi del diritto

I costituenti avevano chiaramente previsto il ruolo dello Stato nel controllo della moneta, riconoscendo l’importanza del denaro come mezzo per garantire la sovranità nazionale e la stabilità democratica. Nell’Articolo 117, secondo paragrafo della Costituzione:

…Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie:

e) moneta, tutela del risparmio e mercati finanziari; tutela della concorrenza; sistema valutario; sistema tributario e contabile dello Stato; armonizzazione dei bilanci pubblici; perequazione delle risorse finanziarie…

https://www.senato.it/istituzione/la-costituzione/parte-ii/titolo-v/articolo-117

Portare la creazione monetaria interamente sotto il controllo del Ministero del Tesoro – e quindi sotto la supervisione del Parlamento – rifletterebbe questi principi, riallineando la struttura di potere monetario alle intenzioni originarie. L’istituendo Ministero del Tesoro, come ente governativo esente da assunzioni bancofile, è in ultima istanza responsabile nei confronti del Parlamento e, quindi, degli elettori. I banchieri non rispondono a nessuno, se non alla loro (in)coscienza. Concentrando il potere di emissione monetaria nel Tesoro, si potrebbe garantire una supervisione democratica e trasparente sulla politica monetaria, consentendo che questa rispecchi direttamente l’interesse e i bisogni della cittadinanza.

In conclusione, sostenere che la creazione monetaria sia gestita direttamente dal Tesoro, supervisionato dal Parlamento, non solo rispetterebbe i principi costituzionali ma eviterebbe che la politica monetaria e le finanze nazionali siano SOTTOMESSE ai diktat sociopatici dei banchieri anarchici.

English podcast che parla dell’articolo:

https://open.spotify.com/episode/6UOh4EyBlJvvKb0NmCUrFq

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